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Channel: scrittori – il blog di Costanza Miriano
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Un Pulitzer per Geremia (replay)

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Ho constatato nei giorni scorsi che la ripubblicazione di un post dell’anno scorso ha stabilito il record assoluto di contatti; questo mi ha fatto pensare che molti dei lettori del blog di oggi solo un anno fa non conoscevano Costanza e alcuni suoi post non li hanno mai letti. Trovandomi anche con un improvviso “buco”, ho pensato anche oggi di riproporre un vecchio/nuovo post.

di Costanza Miriano

Ieri mattina alcune parole della prima lettura, stranamente, sono giunte al mio orecchio, durante la messa. Si sono fatte largo tra i pensieri alti che albergano nella mia mente appena sveglia quando cerco di elevare il mio spirito alle sacre scritture: dove avrò parcheggiato la macchina; richiamare Marina; oggi pomeriggio devo andare da qualche parte ma non mi ricordo dove.

Le parole erano: “niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce!”, Geremia, 17,9. Ho provato a leggere il commento del mio messale, ma parlava di indifferenza e superficialità, cioè di malattie del cuore nel rapporto con gli altri in generale.

Io, sarà che sono un po’ monotematica, penso che si riferiscano anche all’amore tra uomo e donna. Il nostro cuore può anche ingannarci e portarci fuori strada, mentre l’amore è una cosa seria, ha più a che fare appunto con l’impegno e la decisione, che con l’emozione e il gusto della conquista. Anche quando decidiamo per qualcuno per sempre l’inganno del cuore è dietro l’angolo: qualcuno che ci lusinga, qualcuna che non ci brontola, qualcuno che conosce solo la nostra faccia migliore, di rappresentanza, che ignora quanto possiamo diventare noiose o rumorosi o testardi o petulanti. Ma sono malattie del cuore, dice Geremia, e per guarire c’è una strada: “benedetto l’uomo che confida nel Signore, è come un albero che nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti.”

Quando il cuore parte non si può controllare, non si controllano i pensieri, però si può pregare. Prima di parlare pensa e prima di pensare prega mi dice il mio padre Emidio, e io come al solito me la rivendo. L’uomo che confida nel Signore è beato, cioè tutto contento, sta bene, è felice. Chi segue il cuore infido invece finisce per stare male, e difficilmente guarisce.

Improvvisamente il profeta Geremia mi è apparso in una nuova luce, quella di critico letterario. 600 anni prima di Cristo aveva capito una buona parte dei romanzi moderni. Tutta la sofferenza delle crude luci di Michael Cunningham, delle frasi sontuose di Philip Roth, delle architetture di Jonathan Franzen  sta tutta lì. David Foster Wallace, non ti offendere, io ti ho comprato perché fa molto scrittrice averti sul comodino, ma la mole di Infinite Jest mi scoraggia, pur essendo un insostituibile appoggio per la lampadina. Geremia, avevi capito tutto tu, e non ti hanno dato neanche un Pulitzer per la letteratura.

Quelli lì stanno a struggersi centinaia di pagine – scritte bene, benissimo, per carità, non me ne perdo uno – sull’incomunicabilità della coppia moderna, su tradimenti e solitudini, quando bastava dire che l’egoismo ti fa soffrire.



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